“Bene dai, ho risposto a tutto…”, “Penso di aver detto le cose che volevano sentirsi dire…”, “Alla fine mi hanno tenuto dentro molto tempo”.
Sempre più spesso, chiacchierando con amici e conoscenti, o ascoltando la cronaca dei loro colloqui di lavoro, sento pronunciare queste frasi. Ho l’impressione, a volte non per colpa loro, che vivano il momento come un’interrogazione, un esame o peggio come un interrogatorio. Ho paura, però, che i protagonisti non abbiano colto il senso di un colloquio di lavoro, né la centralità che questo riveste all’interno del percorso di ricerca di lavoro e più in generale nella ricerca di un’opportunità professionale soddisfacente che possa renderli felici.
Il colloquio di lavoro, intervista di lavoro, colloquio di selezione, è un momento specifico in cui l’azienda, dopo aver visionato e scremato le candidature ricevute in risposta alla pubblicazione di un annuncio di lavoro, si dedica ad incontrare i potenziali collaboratori per approfondire la conoscenza del loro percorso personale, accademico e professionale, allo scopo di stabilire se qualcuno tra questi possiede i requisiti in termini di abilità, caratteristiche di personalità, conoscenze e interessi, necessari a ricoprire con successo il ruolo offerto.
La finalità perseguita dall’azienda è quella di identificare le caratteristiche principali del candidato in modo da prevedere, riducendo al massimo la possibilità di errore, se sarà in grado di ricoprire con soddisfazione reciproca la posizione offerta, integrandosi all’interno della cultura aziendale.
Il termine colloquio sottintende una conversazione tra due persone di solito su un argomento di una certa importanza che richiede un confronto e/o dei chiarimenti. Per l’Azienda si tratta di un momento fondamentale, in cui esplicita le sue aspettative e le sue esigenze. Lo stesso dovrebbe valere per il candidato. Un flusso di comunicazione a doppia via attraverso il quale scambiarsi informazioni. L’azienda raccoglie le informazioni di cui ha bisogno per valutare il candidato, mentre il candidato raccoglie tutte informazioni che potranno essergli utili a valutare l’azienda ed il lavoro offerto. Il tutto secondo una logica win-win.
Troppo spesso mi sono trovato in situazioni dove i candidati vivevano l’incontro con l’Azienda passivamente, “subendo” le mie domande, senza averne alcuna da porre.
Ma come è possibile che non si abbiano domande per comprendere meglio quale sia il contenuto della posizione che l’azienda sta offrendo? Il perché della ricerca della figura in questione? Cosa l’azienda si aspetti da chi ricoprirà la posizione? Su, andiamo, non posso crederlo! Moltissime informazioni possono essere reperite attraverso accurate ricerche su internet, ma ci sono molti aspetti di un lavoro e di una organizzazione che si possono conoscere solo parlando con il datore di lavoro e osservando l’ambiente. Ad esempio alla fine del colloquio si potrebbero porre domande sulle responsabilità del ruolo, sulle particolarità del settore in cui opera l’Azienda, su una particolare divisione aziendale, mentre, durante l’intervista, si potrebbero osservare le persone e l’ambiente circostante per ricavarne informazioni sul tipo di cultura della società.
Eppure… Niente! Arriva il fatidico momento in cui il selezionatore chiede al candidato se ha domande da fare e quasi sempre la risposta è: “No, no, nessuna domanda. Tutto chiaro.”
Ora io mi chiedo e ti chiedo, sei proprio sicuro che sia tutto chiaro? Perché si rinuncia ad intervistare a propria volta il selezionatore e, quindi, l’azienda? Come si potrà mai valutare se l’opportunità che ci viene offerta è in linea con le nostre aspettative ed i nostri desideri? Ovviamente quanto hai appena letto ha valore se non hai la sfortuna di trovarti di fronte poca professionalità e scarsa motivazione ad approfondire la conoscenza della tua persona e del tuo profilo. Spesso, purtroppo, i selezionatori non lasciano spazio alle domande dei candidati. Penso che facciano male il loro lavoro. In questo caso hai, però, lo stesso la possibilità di farti un’idea molto precisa sul tipo di azienda che hai di fronte.
Durante un colloquio di selezione vengono valutati più aspetti. Si valuta il contenuto, la qualità delle informazioni comunicate, ma anche il comportamento, lo stile ed il modo di relazionarsi. Viene valutato quello che si dice, quello che non si dice e come lo si dice o non si dice. Già a partire dagli anni ‘60 alcune ricerche condotte da studiosi americani hanno messo in evidenza l’importanza della comunicazione non verbale e paraverbale all’interno del processo.
Esistono diverse modalità di svolgimento del colloquio di lavoro. La situazione più classica è quella dell’intervista uno ad uno. C’è, poi, l’intervista in serie, quando nella stessa giornata, ma in momenti separati si incontrano diversi interlocutori; La panel interview quando ci si trova di fronte a più interlocutori contemporaneamente; L’intervista di gruppo, tipica degli assessment di slezione, usata per valutare le competenze sociali e di relazione.
A seconda di come vengono organizzate e poste le domande, possiamo trovarci di fronte ad un’intervista strutturata, semi strutturata o libera oppure in presenza di un’intervista comportamentale o situazionale.
Inoltre è assai probabile che in alcune società di tipo ingegneristico, tecnologico o appartenenti a settori molto specifici, vengano poste domande molto tecniche per testare la familiarità del candidato con informazioni e conoscenze specifiche.
Infine, è possibile, soprattutto prendendo parte a colloqui di selezione per posizioni interne a società di consulenza, imbattersi nelle temutissime domande “rompicapo”. Ad esempio quante palline da tennis sono contenute nella stanza in cui si sta sostenendo il colloquio. Non spaventarti, e naturalmente, non strabuzzare gli occhi pensando a quanto bizzarro possa sembrarti il tuo selezionatore. Semplicemente dai la tua risposta in maniera molto naturale. Tali quesiti sono stati pensati per valutare come vengono affrontati problemi complessi e con quale logica.
Ma quali fasi prevede un colloquio? Voglio dirti subito che ogni selezionatore ha il suo stile e il suo personalissimo modo di approcciare il candidato e l’intervista di selezione. Inoltre, sfortunatamente, accade spesso che il suo umore o il suo livello di stress vadano ad inficiare l’intervista e il suo buon esito. Ancora una volta è un modo di fare che non mi trova d’accordo. Ma tant’è…
Un colloquio di selezione classico prevede diversi momenti:
Preparazione del colloquio da parte del selezionatore;
Arrivo in azienda del candidato e compilazione del questionario informativo;
Accoglienza e creazione di un clima di fiducia;
Esplorazione della storia personale e professionale del candidato;
Verifica della motivazione e delle aspettative future;
Conclusione e definizione degli step successivi.
Adesso che hai maggiori informazioni sul colloquio non ti resta che allenarti per affrontarlo al meglio.
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