Secondo il report di Almalaurea, “Condizione occupazionale dei Dottori di Ricerca”, a un anno dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca, il tasso di occupazione è complessivamente pari all’89,0%. Un valore decisamente più elevato di quello registrato tra i laureati di secondo livello, che evidenzia come la formazione post-laurea rappresenti un valore aggiunto e una tutela contro la disoccupazione: l’ultima indagine di AlmaLaurea, svolta nel 2019, rileva per i laureati di secondo livello un tasso di occupazione a un anno dal titolo di studio pari al 71,7%, 17,3 punti percentuali in meno rispetto a quanto osservato tra i dottori di ricerca. La medesima indagine mostra inoltre che i laureati necessitano di un tempo più lungo per avvicinarsi ai livelli occupazionali dei dottori di ricerca: è infatti solo dopo cinque anni dalla laurea che i laureati di secondo livello raggiungono un tasso di occupazione pari all’86,8%, un valore comunque ancora inferiore, seppure di poco, a quanto rilevato per i dottori di ricerca a un anno dal titolo.
Ci sarebbe da brindare se non fosse che chi ha un Dottorato, o un PHD, in tasca ha già sperimentato sulla propria pelle che non è tutto oro quello che luccica. Anzi…
Proseguendo nella lettura del suddetto report notiamo che tra gli occupati a un anno dal conseguimento del dottorato, il 10,6%, svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.), mentre il 27,1% è assunto con un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato. Il 27,0% svolge un’attività sostenuta da assegno di ricerca, l’8,6% può contare su una borsa di studio mentre il 19,1% dichiara di essere stato assunto con un contratto non standard (per la quasi totalità si tratta di contratti alle dipendenze a tempo determinato). Sono residuali le altre forme di lavoro: il 2,3% ha un contratto parasubordinato, il 2,0% è collocato in altre forme di lavoro autonomo (in particolare collaborazioni occasionali), l’1,3% ha un contratto di tipo formativo, mentre il restante 0,4% lavora senza alcuna regolamentazione contrattuale.
Cosa voglio dire, allora, questi dati? Sarò diretto e onesto, come sempre. Solo perché hai raggiunto il livello più alto della formazione universitaria, dopo un percorso di studi e di ricerca di almeno tre anni, finalizzato alla formazione, alla ricerca e all’approfondimento della metodologia di ricerca in uno specifico settore, non significa che sarai accolto a braccia aperte dal mondo aziendale.
Molti PhDs, come te, pensano che solo perché hanno un dottorato il loro curriculum verrà notato. Beh, purtroppo ho cattive notizie, non è così che funziona. Ci vuole molto di più che essere in possesso di un buon curriculum per ottenere un lavoro!
Per essere assunti è necessario avere la giusta strategia di ricerca di lavoro. Leggi il mio post dedicato per avere un’idea più precisa di ciò che intendo.
Molti dottorati trascorrono tutto il loro tempo a cercare tra gli annunci di lavoro, a scrivere il cv e a inviare la propria candidatura online. Probabilmente anche tu, come loro, investi pochissimo tempo per fare networking, per cercare di allargare la tua rete, entrando in contatto con i professionisti del settore. Stai usando male il tuo tempo!
Questa non è una strategia di ricerca di lavoro! Non ti farà assumere! Nel tuo caso, la strategia più efficacie per essere assunto è il networking. La maggior parte del tuo tempo di ricerca di lavoro dovrebbe essere investito nella creazione di una rete professionale e nella generazione di “referenze”. Attraverso il networking, inoltre, avrai la possibilità di venire a conoscenza di opportunità professionali che non sono nemmeno pubblicizzate, e avrai l’occasione di conoscere la cultura di diverse aziende. Questo ti aiuterà a capire quale è l’azienda più giusta per te.
Solo una volta che avrai accresciuto la tua rete professionale e sarai stato “referenziato”, il tuo curriculum diventerà importante. Un buon curriculum da solo non è sufficiente per ottenere un lavoro, ma un pessimo curriculum è sufficiente per essere scartato. Non commettere l’errore di consegnare un cattivo curriculum dopo aver lavorato duramente in fase di networking.
Ti sarà già capitato di perdere il sonno a cercare tra mille annunci di lavoro online, di averne finalmente trovato uno per il quale pensavi di essere perfetto, di aver caricato il tuo curriculum, e poi di non aver avuto nessun riscontro. Tranquillo, non sei il solo. Questo è esattamente come il processo di ricerca di lavoro appare a molti che si trovano nella tua situazione.
Caricare il tuo curriculum nel buco nero dei portali online non è una scelta che favorirà la tua strategia di ricerca e raramente riuscirai ad ottenere qualsiasi tipo di risposta. Dovresti, te lo ripeto, investire nel networking.
Il modo migliore per assicurarsi che il tuo curriculum ottenga una risposta è generare una segnalazione. E le segnalazioni arrivano dal network. Per segnalazione intendo un dipendente che lavora presso l’azienda che vi interessa che vi “consiglia” per la posizione.
Fare networking è un’attività che richiede tempo. Costruire la relazione necessaria per ottenere una segnalazione richiede tempo. Quindi, si dovrebbe iniziare la costruzione della propria rete professionale il più presto possibile.
Oltre al networking, c’è una semplice azione che puoi intraprendere fin da subito per ottimizzare la ricerca di lavoro. Puoi iniziare, infatti, a sfruttare la tecnologia nella tua ricerca di lavoro, impostando avvisi di lavoro e notifiche. Per fare questo è necessario che tu abbia chiaro quali sono i “job titles” di lavoro ti interessano e quali parole chiave da sfruttare. Per esempio, potresti creare un avviso per i nomi delle aziende a cui sei interessato o per i nomi delle posizioni specifiche che ti interessano. Qui trovi un elenco di motori di ricerca di annunci di lavoro da dove partire.
E’ fondamentale che tu sia avvisato in anticipo sui nuovi annunci di lavoro, sfruttando gli avvisi e il networking, perché le grandi aziende possono ricevere più di 2.000 candidature per una singola posizione. E credimi, non le guarderanno tutte. Probabilmente si fermeranno al primo 10% o al 25% di quelle più in linea secondo un punteggio determinato dal software di gestione delle stesse.
Una volta identificata l’opportunità che stavi aspettando, dovrai preoccuparti di inviare un cv in grado di catturare l’attenzione dell’azienda e di farti invitare per un colloquio di lavoro.
Nella mia esperienza vedo che tutto ciò è più facile a dirsi che a farsi. Chi è in cerca di lavoro, e quindi anche chi è in possesso di un Dottorato o di un PhD, non ha l’abitudine di redigere un cv sintetico in grado di mettere in evidenza i risultati raggiunti più rilevanti ed allinearli con quanto necessario per lavorare nel settore di proprio interesse. Devi sforzarti di pensare il tuo cv dal punto di vista del recruiter. A lui non interessano le decine di pubblicazione che hai all’attivo. Vuole solo capire se possiedi le competenze che sta cercando e se sarai in grado di integrarti bene all’interno del team di lavoro.
Tutto questo ti sembra difficile? Niente panico, sei un lettore fedele di hiringroute. Apprezzo la stima verso ciò che faccio e la fiducia che riponi in me. Per questo voglio condividere con te questo sito che, sono certo, ti sarà di grande aiuto per modificare il tuo “mindset” e ti aiutare a proporti in maniera corretta alle aziende di tuo interesse.
Hai preparato carta e penna? Segnati questo indirizzo indirizzo web: https://cheekyscientist.com
Si tratta di una delle più estese piattaforme online, creata dall’omonima associazione con la finalità di formare in particolar modo i PhDs per aiutarli ad entrare nel mondo aziendale. Il sito è gestito da PhDs, alcuni dei quali insoddisfatti dalla carriera accademica hanno dovuto trovare un modo per ritagliarsi uno spazio nel mondo aziendale.
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