Cosa pensa, cosa cerca, qual è l’obiettivo del tuo Recruiter!
Con questo post inizia il 2018 di Hiringroute. Perdonami se ho lasciato passare un po’ di tempo dal mio ultimo articolo. Delicati impegni di lavoro non mi hanno permesso di dedicarmi a te. Di dedicare il tempo che meriti e che merita la condivisione di riflessioni utili quando si è alle prese con un impegnativo e dispendioso processo qual è quello della ricerca di lavoro.
Questa volta vorrei provare a farti “entrare” nella testa di un Recruiter, e quindi anche nella mia, quando conduce un colloquio di lavoro.
Ho già avuto modo di scrivere, all’interno del mio blog, sull’importanza rivestita dal colloquio all’interno del processo di ricerca del lavoro. Step fondamentale, la tua occasione per dimostrare finalmente quanto vali e strappare la proposta di assunzione che tanto desideri, nella azienda a cui tanto ambisci.
Eppure, nonostante la consapevolezza di te stesso e del tuo valore, è un momento che ti rende molto nervoso, come rende nervose la maggioranza delle persone che devono affrontarlo (Recruiter compresi).
Nulla di strano. È assolutamente normale. Avendo in mente l’obiettivo di “piacere”, provi ad immaginare cosa l’azienda vorrà sapere e cosa starà cercando. Non sai cosa aspettarti dal Recruiter.
Ti sarà capitato almeno una volta d’imbatterti in quello sguardo gelido e imperturbabile (quando riesce a staccare gli occhi dal suo amato blocco di appunti) tutto concentrato ad annotare ogni tua risposta, mentre tu avresti tanto voluto sapere che cosa stesse scrivendo…
È capitato anche a me, all’inizio del mio percorso professionale, di “nascondermi” dietro il mio quaderno. Mi capitava perché non mi sentivo sicuro e non ero completamente a mio agio. Gli anni e l’esperienza, poi, mi hanno portato a focalizzarmi completamente sui candidati, sviluppando la capacità di prendere “fugaci” appunti senza guardare il foglio di carta. Infatti, a volte, capita ancora di segnare qualche nota sulla scrivania… ?
Questo, però, non vuol dire che valga per tutti i selezionatori che hanno l’abitudine di prendere nota di ogni cosa, ma per alcuni di essi, certamente sì.
Ad ogni modo, voglio cercare di rispondere alle tue legittime curiosità su una parte del lavoro che tanto amo, al fine di consentirti di affrontare il tuo prossimo colloquio di lavoro con maggior consapevolezza sugli obiettivi che ha l’incontro per il tuo Recruiter.
Per esempio, devi sapere che, una volta deciso chi invitare in azienda, dopo aver esaminato le diverse candidature interessate a ricoprire il ruolo disponibile, cerco di sfruttare al meglio l’ora che passerò con il mio ospite per cercare di comprendere se potrà essere un candidato idoneo.
Accade spesso che il candidato ideale non sia il migliore, ma semplicemente il più adatto, il più idoneo.
Adatto = giusto. È adatto chi conosce bene il lavoro. È adatto chi non crea problemi (nessuna azienda e nessun team vogliono lavorare con persone problematiche). È adatta una persona con la quale è piacevole lavorare.
Adatto, idoneo, lo scrivo di nuovo a scanso di equivoci! Questi aggettivi non sono stati scelti a caso. Alcuni candidati ritengono di essere perfetti per un dato ruolo. La job description sembrerebbe ritagliata su misura, ma non ottengono il lavoro. Perché? Perché non sono idonei e ciò è ben diverso dall’essere privi delle competenze, esperienze e conoscenze necessarie, o dal non essere considerate persone “in gamba”.
Per cercare di definire se e quale sarà il candidato “giusto” cerco di aiutarmi con la mia “valigia degli attrezzi” arricchita, nel tempo, con l’esperienza maturata dopo migliaia di colloqui e con la mia sensibilità.
Mi chiedo se la persona che ho di fronte:
- È in grado di svolgere il lavoro
- Conoscenze;
- Capacità;
- Esperienze e risultati ottenuti.
- Quanto vuole il lavoro
- Motivazione;
- Interesse;
- Vincoli.
- È adatto al lavoro
- Presenza (Standing);
- Attitudini;
- Stile comportamentale;
- Valori;
- Cultura del lavoro.
Per tutta la durata del colloquio cerco di raccogliere ogni informazione utile a rispondere a queste tre domande. Incrocio quanto ascoltato con la descrizione del ruolo, predisposta dopo un’attenta analisi organizzativa che ne ha definito scopo, principali aree di responsabilità, compiti principali, relazioni gerarchiche, etc. Analisi che, se fatta bene, mi ha consentito di capire con la “linea” come sono fatti “in realtà” i loro candidati ideali.
Il mio è un colloquio conoscitivo/motivazionale e non tecnico. Lascio quest’ultimo tipo di valutazione all’esame più approfondito dei miei colleghi “tecnici”, che sanno valutare meglio di me se il candidato ha effettivamente mai svolto il lavoro che dichiara di conoscere e per il quale ha applicato.
Letto tutto? Ora che sai cosa passa nella testa di un Recruiter puoi prepararti al meglio per gestire con successo e affrontare con meno ansia il tuo colloquio di lavoro!
Ci sono altre curiosità alle quali vorresti una risposta? Lascia il tuo commento, sarò felice di condividere con te il mio punto di vista e se hai trovato utile questo post, fallo conoscere anche ai tuoi amici! ?